DeepSeek rimossa dagli store italiani: un caso simile a ChatGPT
L’app di DeepSeek, la discussa applicazione cinese di Intelligenza artificiale generativa, non è più disponibile negli store di Google e Apple in Italia. La sua improvvisa scomparsa ha generato diverse ipotesi, la più accreditata è quella legata alla privacy degli utenti.
Il Garante della privacy indaga
Proprio ieri, il Garante della privacy ha avviato un’indagine su DeepSeek, temendo per “i dati di milioni di italiani”. L’azienda, per ora, si è “autosospesa” dal nostro Paese, forse per evitare sanzioni. Il Garante ha chiesto a DeepSeek di chiarire quali dati personali vengono raccolti, da quali fonti, con quali finalità e se siano conservati su server in Cina, dando 20 giorni di tempo per rispondere.
Precedenti illustri
La vicenda ricorda da vicino quanto accaduto a ChatGPT, bloccato in Italia nel marzo 2023 dopo un’indagine del Garante (unico caso al mondo). L’indagine si è conclusa nel dicembre 2024 con una sanzione di 15 milioni di euro.
Accuse di “furto” di tecnologia
Ma i problemi per DeepSeek non finiscono qui. OpenAI, la società dietro ChatGPT, l’accusa di aver “rubato” i suoi modelli di apprendimento per sviluppare la propria IA. Microsoft sta verificando se i dati di OpenAI siano stati usati senza permesso. Anche David Sacks, consigliere di Trump per IA e criptovalute, parla di un possibile “furto” da parte di DeepSeek: “C’è una tecnica chiamata distillazione nell’IA: un modello impara da un altro ‘succhiando’ la conoscenza. Sembra che DeepSeek abbia fatto proprio questo con i modelli OpenAI”.
DeepSeek nei guai?
Insomma, DeepSeek sembra trovarsi in una posizione difficile, tra indagini per la privacy e accuse di furto di tecnologia. Staremo a vedere come si evolverà la situazione.