Il 2025 segnerà una tappa cruciale nella strategia di Huawei verso l’indipendenza tecnologica. I suoi nuovi dispositivi abbandoneranno definitivamente Android e le sue applicazioni, per abbracciare HarmonyOS Next, un sistema operativo interamente sviluppato dall’azienda cinese.
Una scelta coraggiosa, ma necessaria
Questa decisione rappresenta una svolta epocale per Huawei, che dal 2019 ha subito pesanti restrizioni commerciali da parte degli Stati Uniti. Da allora, l’azienda ha cercato di ridurre la sua dipendenza dalle tecnologie occidentali, e HarmonyOS è diventato il fulcro di questa strategia.
Tuttavia, il passaggio a un sistema operativo completamente autonomo comporta rischi significativi, soprattutto per quanto riguarda la compatibilità delle applicazioni e l’accoglienza del mercato globale. HarmonyOS Next è una vera alternativa ad Android, o è solo una mossa obbligata dalle circostanze?
Tecnicamente all’avanguardia
Le versioni precedenti di HarmonyOS si basavano sull’Android Open Source Project (AOSP), il codice open-source di Google. Questo garantiva una certa compatibilità con le app Android, ma con HarmonyOS Next, Huawei ha deciso di abbandonare completamente Android, adottando un sistema basato su OpenHarmony, una piattaforma open-source sviluppata dalla stessa azienda.
Una delle principali novità tecniche di HarmonyOS Next è l’adozione di un microkernel. A differenza di Android, che utilizza un kernel monolitico, il microkernel gestisce solo le funzioni essenziali del sistema operativo, lasciando le altre operazioni a servizi di livello superiore. Questa scelta offre vantaggi in termini di sicurezza, stabilità e flessibilità, rendendo HarmonyOS Next adatto a una vasta gamma di dispositivi.
Un ecosistema tutto nuovo
Huawei punta a un’esperienza utente più fluida e coerente, integrando strettamente i suoi dispositivi. In teoria, un utente potrà iniziare un’attività su uno smartphone e continuarla su un tablet o un computer Huawei senza interruzioni. Questo approccio mira a superare la frammentazione di Android, dove le personalizzazioni dei produttori spesso limitano l’interoperabilità tra i dispositivi.
La sfida più grande: le applicazioni
HarmonyOS Next introduce innovazioni significative, ma la sua vera sfida sarà la disponibilità di applicazioni compatibili. Con la rimozione della compatibilità con Android, gli utenti non potranno più installare le app Android tramite APK o store alternativi. Gli sviluppatori dovranno riscrivere completamente le loro app per HarmonyOS Next, utilizzando il nuovo framework ArkUI e il linguaggio ArkTS.
Huawei sta lavorando per agevolare questa transizione, cercando di portare 4.000 delle 5.000 app più utilizzate in Cina sulla nuova piattaforma. Tuttavia, fuori dalla Cina la situazione è più complessa. Molte app di uso quotidiano, come Google Maps, YouTube, Gmail, WhatsApp e servizi bancari, dipendono da Google Play Services o da API specifiche di Android, che non saranno disponibili su HarmonyOS Next.
Il futuro di HarmonyOS Next
In Cina, HarmonyOS Next ha un potenziale significativo, grazie al supporto del governo cinese e alla crescente spinta verso l’indipendenza tecnologica. Fuori dalla Cina, invece, la situazione è più complessa. Android e iOS dominano il mercato globale, e la forza di questi ecosistemi risiede non solo nella tecnologia, ma anche nella presenza di servizi consolidati e nell’abitudine degli utenti.
Senza una strategia chiara per attrarre sviluppatori e convincere i consumatori a cambiare sistema operativo, HarmonyOS Next rischia di rimanere un sistema limitato ai dispositivi Huawei venduti in Cina, con una scarsa rilevanza a livello internazionale.
HarmonyOS Next: un passo verso il futuro
Dal punto di vista tecnico, HarmonyOS Next introduce innovazioni interessanti, ma il sistema è ancora acerbo e privo del supporto consolidato di sviluppatori e produttori di hardware. L’assenza di compatibilità con le app Android rappresenta un limite significativo, ma Huawei sta lavorando per colmare questa lacuna.
HarmonyOS Next non è necessariamente “meglio” di Android, ma rappresenta un passo importante verso un futuro in cui la diversità dei sistemi operativi potrebbe portare a una maggiore innovazione e a una scelta più ampia per gli utenti.