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L’hardware sta diventando sempre meno importante nel gaming?

Prima di andare avanti chiariamo subito che no, la domanda del titolo non è provocatoria. Si tratta di una questione che nasce da una tendenza ormai evidente: quella di cercare di limitare il lavoro delle componenti fisiche a favore di tecnologie e software sempre più efficienti, performanti e ottimizzati.

Siamo abituati a considerare i progressi tecnologici come cose tangibili e misurabili, e quelli nel campo hardware non fanno eccezione: componenti più potenti, maggiore velocità, maggiore capacità di calcolo, schermi più grandi e più definiti, questo genere di cose.

Un ciclo di innovazione affascinante che però non è privo dei suoi aspetti critici: basti pensare all’obsolescenza tecnologica, che comporta ingenti perdite economiche, e all’impatto sulle risorse ambientali, coinvolte nella ricerca di minerali, nello smaltimento delle tecnologie e soprattutto nella produzione dell’energia necessaria a far funzionare i nostri dispositivi.

È proprio quest’ultimo il problema maggiormente sentito, dato che praticamente qualsiasi evoluzione in termini hardware si accompagna a un aumento dell’energia necessaria al loro funzionamento. Si tratta di un rapporto anche logico, se vogliamo: maggiori prestazioni, di qualsiasi natura siano, sono possibili impiegando maggiori risorse energetiche.

È proprio sotto questo punto di vista che, soprattutto nel videogaming, sembra invece che si stia tentando di invertire la tendenza. Nel recente passato infatti sono numerose le novità in termini tecnologici che permettono miglioramenti indipendenti da hardware più performanti, garantendo un risparmio importante.

Pensiamo per esempio alla tecnologia DLSS di Nvidia, un esempio al quale potrebbero affiancarsi analoghe tecnologie di altri produttori hardware.

Nvidia è infatti uno dei produttori principali di schede video o GPU, l’hardware dedicato alla resa grafica di un videogioco: dal momento che le grafiche videoludiche vanno sempre verso un maggiore realismo delle immagini, le componenti hardware si sono sempre evolute di conseguenza, aumentando potenza, capacità di calcolo e ovviamente consumi.

Da qualche anno invece Nvidia, come altri, sta lavorando per ottenere grafiche migliori senza aumentare le prestazioni delle schede video. La tecnologia DLSS, acronimo per Deep Learning Super Sampling, permette proprio questo.

Le GPU Nvidia la supportano a partire dalla serie RTX e possono permettersi di generare immagini di minore risoluzione, quindi minore qualità, impiegando meno potenza di calcolo. Tali campionamenti – Super Sampling – vengono poi processati dal DLSS che, tramite l’impiego di intelligenza artificiale – il Deep Learning dell’acronimo – ricostruisce i pixel mancanti nell’immagine base, generandone una di maggior qualità e risoluzione senza ricorrere alla mera potenza di calcolo dell’hardware, permettendo un bel risparmio.

Vale la pena ricordare anche la Realtà Aumentata, o AR, capace di risparmiare sull’utilizzo dell’hardware rispetto alla Realtà Virtuale, o VR.

Quali sono le differenze? La prima ha bisogno di un hardware dotato di fotocamera, e sull’immagine da questa catturata sovrappone gli elementi digitali: pensiamo a giochi come Pokémon GO, che ha acceso un enorme interesse nell’estate del 2016.

La VR, invece, ricostruisce un intero ecosistema digitale, da esplorare tramite hardware altamente specializzato composto da visore e periferiche come guanti, controller e simili. Le due tecnologie, a dir la verità, non sono in contrapposizione; ci sono anzi molti esempi nei quali vengono utilizzate entrambe, rivoluzionando giochi classici come nel caso dei casinò digitali.

L’AR però ha il vantaggio di poter contare su hardware meno specializzati e, di conseguenza, meno costosi: è sufficiente anche un semplice smartphone, un dispositivo che sia nei modelli più tecnologici e costosi che in quelli entry level garantisce le stesse funzionalità essenziali, rendendo perfettamente utilizzabili anche hardware meno potenti.

In altri casi, invece, le migliori rese grafiche dei videogiochi sono possibili su qualsiasi dispositivo dotato di uno schermo adatto, purché connesso a una rete a banda larga.

È la rivoluzione del cloud gaming: rendere possibile giocare qualsiasi titolo, persino i più fotorealistici, in streaming, ignorando qualsiasi componente hardware del dispositivo di gioco. I videogiochi, infatti, non sono installati sui dispositivi e non ne sfruttano le componenti, ma sono piuttosto ospitati su server remoti. Il videogiocatore vi accede tramite rete e i suoi input di gioco vengono eseguiti e rimandati indietro tramite streaming: sullo schermo si vede la trasmissione di un gioco riprodotto su un server remoto, che a sua volta riproduce i comandi dati dal videogiocatore e ricevuti tramite la rete.

Ovviamente è necessaria un’ottima connessione, anche per evitare latenze nello streaming; ma si tratta di un’altra tecnologia che supera i requisiti di potenza dell’hardware in nostro possesso.

È difficile immaginare un futuro nel quale l’hardware per i videogiochi sarà totalmente ininfluente. È però certo che la direzione presa dall’industria videoludica è quella di “liberarsi” dalle necessità di sempre maggiore potenza, esplorando alternative capaci di avere effetti benefici anche in termini di consumi.

Salvatore L.

Avvicinatosi al mondo videoludico grazie ad un Commodore64 alimentando in se la curiosità per il mondo Hi-Tech in particolar modo per tutto ciò che riguarda l' Hardware di un Computer. Dopo anni di collaborazioni con vari blog informatici Italiani nel 2012 apre il sito Hardware Mind.

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